Come arrivare

 

Sassari sorse tra il XI ed il XII secolo come villaggio della Curatorìa (sorta di distretto territoriale medievale sardo) detta Romàngia (indicante la forte romanizzazione in epoca Classica di quel territorio, come in Italia la Romagna). Sassari forse nacque dalla unione dei villaggi di Thàthari (il cui toponimo prevalse) e Thurtèbi.

 

1. Piazza d'Italia

Sassari Piazza ItaliaLa Piazza d’Italia nacque nel 1836 dall’idea progettuale dell’ingegnere Enrico Marchesi (Tortona, 29 giugno 1800 – Sassari, 10 luglio 1840). Dal progetto alla realizzazione si dovette però aspettare diversi anni. La piazza, tracciata a partire dal 1848, al 1850 non era ancora contornata da edifici. Nel 1879 furono collocati i lampioni, dall’elaborate forme eclettiche e fatti in ghisa, funzionanti a gas per l’illuminazione, con cinque lanterne sulla sommità, poi sostituite da globi. Nel 1883, davanti il Palazzo provinciale, fu creato un giardinetto con aiuole all’italiana e quest’area fu occupata, negli Anni Venti del novecento, dalla scalinata a tre rampe, con due fontanelle e balconata superiore, che ancora oggi precede e arricchisce l’elaborata facciata dell’edificio provinciale. Nel 1899 fu posto al centro il monumento a Vittorio Emanuele II. Questo grande monumento fu inaugurato il 19 aprile 1899, in occasione della visita di Re Umberto e della Regina Margherita alla città: fu voluto sin dal 1890 per dare un fulcro alla piazza e progettato dal 1896 con l’apertura di una sottoscrizione. L’opera fu realizzata dallo scultore Giuseppe Sartorio (Boccioleto, Vercelli, 1854 – Mar Tirreno, 20 settembre 1922).

Quinta architettonica della piazza è il Palazzo Provinciale o Palazzo del Governo: fu iniziato a partire dal 18 ottobre 1873 (posa della prima pietra) e fu aperto nel 1878 (i decori furono ultimati nel decennio successivo). Progettato dagli ingegneri Eugenio Sironi (padre del pittore Mario [Sassari, 12 maggio 1885 – Milano, 13 agosto 1961], che nacque in città nella casa in via Roma n° 31) e Giovanni Borgnini, il palazzo fu concepito come un complesso polifunzionale: dall’ingresso principale sulla piazza si accedeva alla sede dell’Amministrazione provinciale di Sassari (due terzi del primo piano e un terzo del secondo) nonché alla Questura della Polizia (ospitata al piano terreno), dall’ingresso su Via Molescott si accedeva all’Ufficio delle Poste (rimasto fino alla costruzione dell’attuale sede centrale in Via Brigata Sassari alla fine degli Anni Venti del Novecento) e dall’ingresso su Via Giovanni Spano si accede alla Prefettura (occupante un terzo del primo piano e due terzi del secondo). L’ampia sala del Consiglio provinciale decorata dal pittore Giuseppe Sciuti (Zafferana Etnea, Catania, 26 febbraio 1834 – Roma, 13 marzo 1911). Gli ambienti di rappresentanza (sale, corridoi, scalone d’onore) sono dei pittori piemontesi Giovanni Dancardi e Davide Dechiffer, realizzati alla fine degli Anni Settanta dell’Ottocento.

Altro palazzo notevole, in stile neo-gotico e posto sul lato opposto al Palazzo Provinciale, è il Palazzo Giordano. Il Palazzo Giordano, costruito dal deputato Giuseppe Giordano Apostoli (Sassari, 25 gennaio 1838 – Roma, 28 settembre 1927) quale nuova residenza per sé e la famiglia, fu progettato dall’ingegnere Giuseppe Pasquali e, deceduto questi prima dell’ultimazione, vi subentrò l’architetto Luigi Fasoli ( [?], 1847 – Sassari, 5 maggio 1894). La prima pietra fu posta nel novembre del 1877 e il palazzo, giudicato allora e fino ai primi decenni del Novecento come il più bello della città, costò oltre 600.000 Lire dell’epoca. La scelta dello stile neogotico da parte del Giordano Apostoli fu dovuta alla moda neo-medievalista del tempo, come fece alcuni anni prima il suo cugino Gian Maria Solinas Apostoli (Sassari, 11 luglio 1836 – Roma, 23 febbraio 1914), anch’egli deputato e cognato essendo le mogli sorelle, per la villa che fece edificare a Rimini nel 1874, progettata da Gaetano Urbani (Rimini, 1823 – 1879). Nei magazzini al piano terreno il 1° maggio 1882 nacque il giornale quotidiano “La Sardegna”, fondato da Giordano Apostoli e che durò 10 anni, cessando le uscite il 16 novembre 1892. Il piano primo era occupato interamente dall’appartamento padronale della famiglia e fu decorato da tempere murarie in stile neogotico opera del pittore Guglielmo Bilancioni (Rimini, 1836 – 1907), mentre le tempere murarie richiamanti la pittura “pompeiana” e presenti nelle altre sale sono opera di Massimiliano Amadio, allievo del Bilancioni. Dal 1921 il Palazzo Giordano divenne sede del Banco di Napoli, oggi vi ha sede ancora un istituto di credito.

Dalla piazza dipartono le Vie Roma verso sud est e Carlo Alberto (e da là attraverso l’Emiciclo Garibaldi il Viale Italia) verso sud ovest: osservando la mappa della città, si nota come il quadrato di Piazza d’Italia, posizionandosi baricentrico all’abitato, rappresenti di fatto il cuore di Sassari.

 

2. Piazza Castello

Sassari Piazza CastelloLa Piazza Castello deve il suo nome alla rocca aragonese eretta nel 1330 ed atterrata nel 1880 per una insensata decisione della Municipalità del tempo. L'attuale Caserma, intitolata al Generale Alberto Ferrero della Marmora e sede del comando della Brigata Sassari, nonché del Museo storico del medesimo corpo militare, occupa il lato sinistro salendo della piazza. È un tipico edificio di scopo militare sorto a partire dal 1880 e ampliato in almeno due successive fasi nel prospetto sul Viale Umberto I. Sulla piazza la facciata si presenta severa e scandita da finestre contornate da semplice cornice modanata, solo i corpi angolari, leggermente sporgenti in avanti, sono decorati da un bugnato a fasce per i primi due piani, così come è evidenziato da una bugna il portale principale che si apre al centro della facciata e dal quale si accede al cortile interno, porticato, dove sono conservati, murati nella parete di fondo, gli unici cinque stemmi salvati dalla demolizione del castello costruito dagli Aragonesi. Il castello di Sassari occupava fino al 1880 una posizione quasi baricentrica all'odierna piazza, anche se più scostato verso est, area in parte occupata dall'odierna caserma. La fortezza era la struttura medievale fortificata meglio conservata nella Sardegna di metà Ottocento, poiché nei secoli, a partire dalla sua costruzione nel 1327-31, servì sempre dapprima come presidio militare, poi a partire dalla metà del XVI secolo e fino al 1720 come sede del tribunale e del carcere del Santo Uffizio del Regno di Sardegna, nonché come prigione per i nobili, infine come caserma militare per l'esercito Sardo-Piemontese nel XVIII secolo e fino alla sua demolizione avvenuta nel  1877-80. Il castello era sin dall'origine di pianta quadrata, con torri agli angoli più una al centro della facciata rivolta a maestrale, prospettante sul filo delle mura medievali e rivolta alla città. Il castello fu modificato dapprima a fine del XV secolo per reggere possibili attacchi delle prime armi da fuoco (fu costruito il “barbacane” o “fossato secco”, terminato nel 1503, di cui oggi sono visitabili i resti al centro della piazza, custoditi da una struttura in acciaio e vetrate realizzata tra il 208 e il 2010) e poi, divenuto oramai indifendibile come fortezza, ceduto all'Inquisizione a metà del XVI secolo, fu ampliato nella porzione a levante con la costruzione di un palazzetto di tre piani, prospettante su una corte rettangolare di servizio. L'aspetto del castello tra XVII e XVIII secolo fu modificato con la scomparsa delle originarie merlature, il posizionamento di sfere di granito ai vertici delle torri e la costruzione dapprima di un campanile sulla torre centrale, d'ingresso, a funzione dell'orologio pubblico edificato al fianco sinistro della torre medesima, poi di un altro campanile nella torre di nord-ovest nel 1759 la cui campana veniva suonata solo per le condanne a morte, le fustigazioni e le berline pubbliche dei condannati inflitte non più dal Sant'Uffizio ma dall'amministrazione giudiziaria penale sabauda che tenne sempre nel castello attive le celle dell'Inquisizione (le celle occupavano la suddetta torre e tutto il fianco di ponente che prospettava sull'odierna piazza). La decisione di demolire il castello fu presa dall'Amministrazione comunale nel 1869 ma messa in pratica nel 1877: la demolizione fu conclusa nel 1880, nell'indifferenza dei più e con una serie di posteriori critiche durate lunghissimi decenni, essendo stata una perdita di fatto terribile per il patrimonio monumentale sassarese. Solo recentemente, il fortuito recupero e successiva valorizzazione archeologica, dell'antico “fossato secco” o “barbacane” rinascimentale, soppresso a fine XVI secolo e interrato nel contempo, consentendone di fatto la sopravvivenza fino a noi seppure danneggiato, lascia oggi capire a chi visita quei corridoi quale errore fu la demolizione del castello per Sassari. 

Dirimpetto alla struttura che custodisce il “Barbacane” del castello è posto il piccolo giardinetto realizzato nel 1897 nella parte a valle della piazza e al cui centro si leva il monumento a Felice Cavallotti, poeta, drammaturgo, patriota ed esponente repubblicano (Milano, 6 ottobre 1842 – Roma, 6 marzo 1898). Il monumento è eretto al centro dello spazio verde ed opera dello scultore Ettore Ferrari (Roma, 1845 – 1929): su di un macigno in trachite rosa di Banari è il busto in bronzo del Cavallotti con i simboli della sua poliedrica attività pubblica.

In posizione defilata, schiacciata dalla mole di uno dei cosiddetti “grattacieli” ossia palazzoni sorti a tra il 1950 e il 1970 nella piazza, è la Chiesa di Nostra Signora del Rosario, antica chiesa conventuale dei Domenicani (che nel vicino castello svolgevano gli uffici di Inquisitori), il cui convento fu sostituito nel 1927 dall'edificio delle Poste centrali (via Brigata Sassari). La chiesa ha all'interno un bellissimo altare ligneo del Seicento e nelle cappelle altari in stucco, interessanti tele e decorazioni ad affresco imitanti le tarsie marmoree, il tutto realizzato negli ultimi tre decenni del XVII secolo.

 

3. Piazza Azuni

Sassari Piazza AzuniLa triangolare Piazza Azuni si stende sull’area un tempo occupata dalla chiesa gotico catalana di Santa Caterina, al cui lato occidentale (area dell’odierna via Luzzatti) sorgeva adiacente e con essa comunicante il palazzo della Regia Governazione, sede del Governatore del Logudoro (poi divenuto Intendente al tempo del Regno di Sardegna sabaudo e, infine, Prefetto con la nascita del Regno d’Italia). Chiesa e palazzo furono demoliti tra il 1853 e il 1856. Sulla piazza prospettano palazzi eretti tra il 1860 e il 1880; sul lato orientale della piazza, apposta in una facciata, si nota una grande meridiana a lastra oblunga verticale in marmetta e gnomone in ferro battuto; al centro della piazza si leva il primo dei monumenti pubblici eretti nella Sassari ottocentesca, ritraente il giurista Domenico Alberto Azuni, vissuto tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni dell’Ottocento e padre del Diritto internazionale della Navigazione. Il monumento, inaugurato il 13 agosto 1862, come ricordato nell’epigrafe su una delle facce del plinto di basamento, è opera dello scultore genovese Carlo Rubatto (Genova, 1810-1891).

 

4. Piazza Tola

Sassari Piazza TolaLa Piazza Tola è l'antica Plaza Major d'età spagnola di Sassari: tra i palazzi prospettanti sulla piazza, occupata al centro dal monumento al magistrato e storico Pasquale Tola (opera di Filippo Giulianotti, inaugurata il 12 dicembre 1912), da segnalare è il Palazzo d'Usini, dal nome del barone d'Usini don Giacomo Manca che lo edificò nel 1577 in stile tardo-rinascimentale inglobando i resti di una residenza gotico-catalana del secolo precedente: restaurato e ristrutturato oggi ospita la Biblioteca comunale. Questa biblioteca avrà occasione, tra non molto tempo, di potersi ingrandire negli spazi adiacenti dell'ex mobilificio Fratelli Clemente, storica realtà produttiva del secondo Ottocento e primo Novecento. L'ampio complesso industriale, sottoposto ad attenti lavori di ripristino sta restituendo cospicui avanzi della secolare struttura delle carceri di San Leonardo (sono state ritrovate fosse scavate nella pietra calcarea e alcuni locali e corridoi). Terminati i lavori la struttura sarà accessibile sia gli utenti della biblioteca sia ai visitatori delle strutture medievali e spagnole.
In piazza Tola e nelle sue adiacenze oggi prospettano numerosi ristoranti e punti di ristoro offrenti vari tipi di cucine, dalla tipica sassarese all’italiana classica alla medio-orientale.

 

5. Via Canopolo

Sassari via CanopoloSulla Via Canopolo affaccia l’antica, gotico catalana Casa Esgrecho (antica nobile famiglia estintasi nel XVII secolo) e dirimpetto si osservano la facciata neoclassica, ottocentesca della Pinacoteca Nazionale di Sassari (ex-Casa Professa Gesuitica) e la facciata posteriore, corrispondente all’abside, della chiesa di Santa Caterina (ex Gesù e Maria, titolo al tempo dei Gesuiti), facciata coronata da due doccioni tardo-gotici a forme di animali (bue e cinghiale) e da un piccolo rosone.

 

6. Piazza del Comune

Sassari Piazza del ComuneSulla Piazza del Comune prospetta il Palazzo Ducale, nato come residenza dei Manca duchi dell'Asinara e poi sede del Comune di Sassari che lo acquistò nel 1901 (dopo averlo occupato già per diversi anni in affitto). Il palazzo fu eretto in luogo di una dimora nobiliare più antica e più piccola, abitazione dei marchesi di Mores, di cui è sopravvissuta la carrozziera oggi adibita a rimessa di auto di rappresentanza.
Su progetto attribuito all'architetto piemontese Carlo Valino, il palazzo fu edificato su commissione del primo duca dell’Asinara don Antonio Manca Amat, tra il 1775 e il 1804: destinato ad essere intonacato e dipinto di azzurro o verde acqua marina nelle porzioni tra le membrature architettoniche da stuccare e dipingere di bianco, su modelli prettamente Rococò alla maniera oggi visibile in aree tedesche ed a San Pietroburgo in Russia, il palazzo non fu mai terminato e gli esterni rimasero in pietra, senza rifiniture, per la morte del committente e l’inerzia del successore, il nipote don Vincenzo secondo duca dell’Asinara. Oggi nelle sue sale sono esposti quadri e mobili che compongono buona parte della collezione artistica moderna e contemporanea del Comune di Sassari.

Dalla Piazza del Comune si ammira la mole della Cattedrale di San Nicola, che vi prospetta con l'area presbiteriale e la torre campanaria.

 

7. Vicolo Campanile

Sassari vicolo CampanilePercorrendo il Vicolo Campanile, che la lambisce, si entra nella scenografica Piazza Duomo, su cui si affacciano palazzi nobiliari e le chiese di San Michele (oggi sede di parte del Museo diocesano) e di San Giacomo (più precisamente, il portone che dà accesso alla corte interna dove è la chiesa). In San Giacomo ha sede la confraternita dell'Orazione e Morte, una delle cinque confraternite della città.
Il Duomo di Sassari riassume nelle sue superfetazioni architettoniche la storia e le vicende della città. La chiesa di San Nicola esisteva certamente già nel 1112 (citata nel Condaghe di San Pietro di Silki) e nel 1441 fu elevata al rango di Cattedrale, titolo fino ad allora spettante alla Basilica di San Gavino di Torres. La storia della Cattedrale si può rilevare dai vari stili architettonici susseguitisi nei secoli e leggibili nelle strutture dell’attuale edificio, dove si sovrappongono gli stili Romanico, Gotico Aragonese, Tardo-Rinascimentale, Barocco e Neoclassico. Nelle fiancate esterne si osserva l’assommarsi di questi stili, con un risultato giudicabile altamente “pittoresco”. Nel 1686 si decise di costruire la nuova facciata: ad occuparsene fu l'architetto milanese Baldassarre Romero. Nel primo ordine della fronte vi è un richiamo agli archi di trionfo romani. Concluso il portico, al Romero subentrò il milanese Giovan Battista Corbellini. Il secondo ordine è diviso in tre campi bugnati da quattro lesene con capitelli classicisti. Vi si aprono tre nicchie riccamente decorate ospitanti le statue di San Proto (a sinistra), San Gavino (al centro) e San Gianuario (a destra). Sopra le nicchie sono i medaglioni della Madonna del Bosco al centro, di San Gabino a sinistra e Sant’Antioco a destra. Un frontone curvilineo conclude la facciata: al centro è la statua di San Nicola, al di sopra il busto del Padre Eterno benedicente e due campane, suoneria dell’orologio della cattedrale oggi non più funzionante. All’interno della chiesa sono dieci cappelle, cinque per parte, comprese le due del transetto, più l’altare maggiore ai lati del quale prospettano due “credenze” o altarini. La prima cappella a destra è dedicata alla Sacra Famiglia: ospita un bel retablo ligneo opera di artigiani locali dei primi del Settecento e il sarcofago marmoreo dell’Arcivescovo Monsignor Arcangelo Mazzotti (Cologne Bresciano 1880 - Sassari 1961). La cappella seguente è dedicata ai Santi Cosma e Damiano: l’altare marmoreo neoclassico è gemello a quello nella cappella di rimpetto e racchiude una tela del romano Carlo Maratta (prima metà del Settecento) con il martirio dei due Santi. La terza cappella è dedicata a San Filippo Neri, con un altare ligneo barocco della prima metà del Settecento. La cappella seguente è dedicata a San Michele Arcangelo: ha un altare marmoreo del 1798 di transizione tra Barocco e Neoclassico e contenente una bella statua marmorea dell’Arcangelo Michele. All’angolo col transetto è il pulpito in marmo eseguito nel 1840 a Genova dallo scultore Giacomo Gaggini. Nel transetto destro è collocato l’altare marmoreo del SS. Sacramento, degli scultori genovesi Francesco Orsolini e Gaggini: vi è collocata L’ultima cena dipinta nel 1842 da Giovanni Marghinotti (Cagliari 1798 - 1865). Il presbiterio è delimitato da una balaustra opera della bottega romana del Vitali, commissionata dal Capitolo nel 1656: vi sono raffigurati San Nicola e altri santi tra cui i tre martiri turritani e San Gabino. L’altare maggiore risale alla prima metà del XIX secolo ed ospita, entro una edicola, la tavola trecentesca raffigurante La Madonna del bosco, di scuola toscana. Nel transetto sinistro è l’altare intitolato ai Santi Anna e Gioacchino, in stile Rococò ed eretto nel 1761: al centro è una tela di Vittorio Amedeo Rapous (Torino 1728 - 1789) con Sant’Anna, San Gioacchino e San Carlo Borromeo. A destra è il mausoleo neoclassico di Placido Benedetto di Savoia, governatore di Sassari, eseguito nel 1807 dallo scultore romano Felice Festa. Le volte dei transetti furono affrescate nel 1840 dai pittori piemontesi Bossi e Vacca. La quarta cappella a sinistra è dedicata a Sant’Eligio, con un altare ligneo settecentesco. La terza cappella è intitolata a Santa Lucia: è arredata da un retablo ligneo ascrivibile di fine Seicento con 6 numerose statue. La seconda cappella ospita il quadro de La Madonna del Tempietto, opera del sassarese Diego Pinna datata 1626. La prima cappella a sinistra è occupata dal fonte battesimale, in stile Rococò e con la tela de II Battesimo di Nostro Signore Gesù Cristo, opera del Rapous. Dai transetti si accede a delle sale (la “cappella aragonese con le belle volte in cotto, la “sacrestia vecchia” risalente alla fine del XV secolo, l'Aula dei Canonici del primo Settecento, l'Aula del Capitolo del 1752): questi ambienti oggi ospitano il Museo diocesano, che occupa anche la vicina chiesa di San Michele.

Sulla piazza Duomo, nell'estremo lembo verso via Maddalena, prospetta il complesso architettonico composto dal Seminario (ampliato nel 1824 demolendo la chiesa gotica di Santa Croce), il cosiddetto Seminarietto, ossia l'antico e storico ospedale della città intitolato alla SS. Annunziata in funzione fino al 1849 (restano le corsie, oggi usate come magazzini, e la cappella gotico-catalana dell'Annunziata del XVI secolo), infine l'Episcopio, con corte e giardino ma purtroppo pesantemente modificato (resta notevole l'appartamento con cappella dell'arcivescovo, del XVIII secolo). 

 

8. Piazza Santa Caterina

Sassari Piazza Santa CaterinaPiazza Santa Caterina fu creata nel 1907 demolendo antichi palazzi e su di essa prospettano il “Canopoleno” ossia la antica Casa professa gesuitica, del XVI secolo (architetto Padre Fernando Ponce de Leon) e la chiesa annessa oggi intitolata a Santa Caterina: monumento assai importante del centro storico, la chiesa appartenne in passato all'Ordine Gesuitico e ebbe il titolo di “Gesù e Maria”. L'edificio fu costruito tra il 1580 e il 1607 in contemporanea alla costruzione dell’attigua Casa professa. Cacciati i Gesuiti nel 1848, la chiesa rimase chiusa fino al 1856, poi assunse il titolo di chiesa parrocchiale dedicata a Santa Caterina in seguito alla demolizione dell’antica parrocchia posta nell’odierna Piazza Azuni. La facciata è divisa in due ordini: il primo è tripartito da due lesene e negli specchi laterali si aprono due monofore senza cornici che illuminano le cappelle interne; al centro si apre il grande portale, fiancheggiato da due coppie di colonne su ampio piedistallo e con capitello eclettico: sopra il portale è lo stemma dell’arcivescovo Alfonso De Lorca (1577-1604). Sempre al centro, ma più in alto, è il grande stemma della Compagnia di Gesù. Il secondo ordine è più stretto e raccordato all’altro tramite volute. Dei tre finestroni il più grande al centro è impreziosito da una bella vetrata raffigurante Santa Caterina d’Alessandria eseguita su cartone di Filippo Figari (Cagliari 1885 - Roma 1974). La pianta della chiesa è tipicamente controriformista, a croce latina con un’unica larga navata che incrocia un transetto e con cappelle laterali a pianta quadrata, comunicanti tra loro mediante archi a tutto sesto e profonde quanto quelle del transetto. La struttura generale della chiesa ha per modello la chiesa del Gesù a Roma opera del Vignola (progetto definitivo del 1568). Le maestranze locali che terminarono la chiesa, non conoscendo la tecnica di costruzione delle volte a botte, ripiegarono sulla collaudata tecnica delle crociere costolonate gotico-catalane per coprire i transetti, la navata e le sei cappelle laterali. Nella contro-facciata sono due tele seicentesche, l'Adorazione di Santi dell’Ordine Gesuita e la Flagellazione di Cristo. La prima cappella a destra è dedicata ai Santi Pietro e Paolo: su una mensa marmorea poggia una grande tela del primo Seicento, opera del gesuita e pittore padre Johan Bilevelt (fiammingo, attivo a Sassari dal 1611 al 1652) raffigurante i due Santi. La cappella seguente è dedicata al Santissimo Crocefisso e ha un altare neogotico dell’Anno Santo straordinario 1933-1934 (1900 anni dalla morte e resurrezione di Cristo) racchiudente un simulacro ligneo del Seicento. La terza cappella a destra è dedicata a San Francesco Saverio: l’altare in marmi policromi risale ai primi del Settecento. Nella cappella destra del transetto possiamo ammirare un altare in stucco, classicista, risalente agli ultimi anni del XVI secolo, racchiude una tela secentesca raffigurante L’incoronazione della Vergine del Bilevelt, nei documenti gesuitici sassaresi indicato come "il pittore di Casa". Ai lati dell’altare sono due tele del Seicento che raffigurano La visita al Bambino, a sinistra, e Cristo che visita un moribondo a destra. Sulla porta che porta in sacrestia è un dipinto del Bilevelt che rappresenta una Madonna adorata dai Santi dell’Ordine. Nella sacrestia è un mobile paratore con intarsi, mirabile opera del 1699; vi sono collocate diverse tele, tra le quali una Madonna con Bambino (fine del Seicento), un San Giuseppe con Bambino di Giovanni Marghinotti (Cagliari 1798 - 1865) e un San Biagio, opera di Salvatore Fara (metà del Novecento). L’altare maggiore è un manufatto marmoreo del secondo Ottocento. Sulle pareti laterali sono collocate altre due tele del Bilevelt raffiguranti La Resurrezione del Cristo quella di destra, e La Flagellazione di nostro Signore quella di sinistra. Sulla parete di fondo altri dipinti ottocenteschi rappresentano La Vergine Maria e Il Sacro Cuore di Gesù. Nella cappella sinistra del transetto è posto un altare d'impronta classicista con una tela secentesca, ancora del Bilevelt, raffigurante La visione di Sant’Ignazio alla Storta. Nella terza cappella a sinistra è collocato un altare ligneo con una tela raffigurante San Luigi; nell'edicola del fastigio è posta la tela con La Vergine, il Salvatore e un Santo gesuita. La seconda cappella a sinistra è dedicata ai Santi Martiri Turritani Gavino, Proto e Gianuario; i Protomartiri sono raffigurati in una tela secentesca della bottega di Baccio Gorini. La prima cappella sinistra ospita il fonte battesimale settecentesco che echeggia fortemente il fonte battesimale e relativa pala d'altare del Duomo. Accanto alla porta è una statua lignea di Re David che suona l’arpa, un tempo parte decorativa scultorea del grande altare maggiore in legno dorato abbellito con le tele del Bilevelt. Insensatamente demolita nei restauri della metà del XX secolo , la cantoria lignea sorgeva in asse sopra il portale principale e, a quanto tramandato, nelle forme funse da modello alla cantoria della chiesa gesuitica tardo seicentesca di San Michele di Alghero, ancora oggi ammirabile in situ.

Nella Casa professa posta a fianco alla chiesa e restaurata nei primi anni del XXI secolo, ha trovato sede la Pinacoteca della città di Sassari. La Pinacoteca Nazionale è stata inaugurata nel dicembre 2008. L'esposizione raggruppa oltre quattrocento opere prevalentemente pittoriche suddivise per soggetto (religioso, mitologico, storico, ritratti, paesaggi, nature morte, scene di genere ecc.), organizzate al loro interno in ordine cronologico e capaci di documentare la produzione di diversi pittori e scuole, italiani ed europei, dal Medioevo alla metà del XX secolo, compresa una significativa rassegna di opere del primo Novecento di artisti sardi ed una ricca sezione di grafica. 

 

9. Teatro Civico "Casa di Città"

Sassari Teatro CivicoLa “Casa di Città”, o anche Teatro Civico (intitolato oggi al regista teatrale sassarese Giampiero Cubeddu scomparso nel 2007) prospetta sul corso e sul largo Sebastiano Satta con prospetti neoclassici: fu edificato in queste forme, richiamanti modelli torinesi, nel terzo e quarto decennio dell'Ottocento, su progetto di Giuseppe Cominotti (architetto, Cuneo 1790 - Torino 1833). L'edificio in origine funse anche da Casa comunale ossia Municipio, essendo sorto sull'area di quella più antica, ma già pochi decenni dopo il Municipio fu spostato nei locali più ampi e più prestigiosi di Palazzo Ducale. La decorazione interna originale fu opera degli artisti piemontesi Bossi e Vacca (decoratori che lavorarono anche al Duomo). La seconda decorazione (sopravvissuta in poche parti) risale alla fine dell'Ottocento e ai primi del Novecento ed è opera del torinese e accademico albertino Andrea Marchisio (Torino 1850 - 1927). La struttura principale è quella del teatro: fu l'unico palcoscenico sassarese fino alla costruzione del Teatro “Politeama” (poi intitolato a Giuseppe Verdi) presso Piazza Castello. Dalla balconata sul corso, in occasione della discesa dei Candelieri il giorno dell'Assunta, si affacciano i membri della Municipalità per poi scendere e unirsi alla processione fino alla chiesa francescana di Santa Maria di Betlem. 
Sul corso prospettano case che mostrano elementi gotico-catalani (belle le tre bifore della Casa Montanyans, del XV secolo, nota anche come Casa Guarino o “di Re Enzo”), così come è degna di nota la casa aragonese posta nella traversa di via Canopolo, risalente anch'essa al XV secolo. Altre case gotiche e tardo-rinascimentali, sebbene in parte modificate e non doverosamente valorizzate, sono databili al XV e XVI secolo. Intorno al Teatro Civico sorgono anche belle case nobiliari tardo-rinascimentali e settecentesche (Palazzo Moros y Molinos, del XVII secolo, e Palazzo Quesada, XVIII secolo, entrambi con stemmi in facciata, in Largo Sebastiano Satta) e i palazzi appartenuti a due rami della famiglia Quesada (Palazzo dei marchesi di San Saturnino e Palazzo dei marchesi di San Sebastiano, di metà Ottocento). 

 

10. Chiesa di Sant'Andrea

Sassari Chiesa di Sant'AndreaLa chiesa di Sant'Andrea, sorta tra metà Seicento e primo Settecento per volontà del medico d'origine corsa Andrea Vico Guidone sull'area della sua casa e sede della confraternita del Santissimo Sacramento.

 

11. Piazza Sant’Antonio Abate

Sassari Piazza Sant'Antonio AbatePiazza Sant’Antonio Abate: arrivando dal Corso, sulla sinistra si leva la torre medievale detta di Sant'Antonio: è la meglio conservata di quelle sopravvissute alle demolizioni di metà Ottocento, dato che mantiene la merlatura. A destra, in angolo tra la Via Aurelio Saffi e la piazza, si leva la chiesa di Sant’Antonio Abate. Questa chiesa è il risultato della riedificazione avvenuta tra 1698 e 1707 dell'antico edificio chiesastico (probabilmente databile alla fine del Cinquecento) che occupava l'area dell'attuale transetto e presentava la facciata principale sull'antico imbocco della “Strada Reale”, ossia oggi sulla stretta via cieca a lato dell'ex Hotel Turritania. L'antica chiesa sopravvive nella porzione dell’antico presbiterio, oggi cappella della Vergine dei Servi di Maria formante il transetto destro (struttura che rimanda alla coeva chiesa di San Giacomo in Piazza Duomo), mentre assai poco (altre due cappelle) fu inglobato nella nuova chiesa monumentale fatta edificare a sue spese dal Generale dei Servi di Maria e Vescovo di Bosa Fra' Giorgio Sotgia Serra, sassarese di nascita, che chiamò l'impresario Pietro Falchi per dare nuovo aspetto a chiesa e annesso convento dei Servi di Maria. La fiancata mossa da contrafforti, volumi architettonici e cella campanaria della nuova chiesa fa da quinta all'odierna piazza, mentre la facciata, esemplata su quella della chiesa gesuitica cittadina di Gesù e Maria (attuale chiesa parrocchiale di Santa Caterina) prospetta con i suoi elementi tardo-rinascimentali sulla Via Aurelio Saffi, dove si apre il portone con colonne tortili ai lati che sorreggono un timpano curvilineo spezzato con sopra lo stemma del Sotgia Serra e il tondo con lo stemma dei Frati Servìti. A lato della chiesa si leva, al centro della parte a maestrale della piazza, la fontana-colonna ideata da Eugenio Tavolara (Sassari, 5 gennaio 1901 – 13 gennaio 1963) ed inaugurata il 14 agosto 1954: lo scultore utilizzò sia del calcare (fusto istoriato con vicende della storia cittadina) che della trachite (basamento). Dei soli e delle lune stilizzati fungono da bocche per i fiotti d'acqua mentre sulla cima della colonna è la statua di Sant'Antonio da Padova (peculiarità dell'opera, essendo il titolare della piazza Sant'Antonio Abate).

 

12. Corso Trinità

Sassari Corso TrinitàSul Corso Trinità sono rimaste le parti più consistenti delle mura medievali: furono erette nel XIII secolo, quando la città divenne “Comune pazionato” ossia alleato della Repubblica di Genova. Di quella lontana epoca restano oggi, conservati in una redazione del primo decennio del Trecento, in Sardo-logudorese, gli Statuti Comunali, insieme di leggi regolanti la vita pubblica sotto molteplici aspetti.

 

13. Ponte Rosello

Sassari Ponte RoselloLo slargo di Porta Rosello è così chiamato per la memoria dell’antica porta est della città murata medievale, di cui resta un cardine all’imbocco della via Rosello. Un’ampia rampa gradonata e selciata, chiusa da una cancellata, si apre a lato della chiesa spagnoleggiante: conduce alla Fontana di Rosello, importante fonte monumentale posta sul fondo dell'omonima valle. La Fontana di Rosello è formata da due parallelepipedi sovrapposti in marmo bianco e grigio di gusto tardo-rinascimentale richiamanti gli scrigni ebanizzati e intarsiati d’arredo in voga nel XVI secolo: fu costruita nelle forme odierne tra il 1603 e il 1606 da scalpellini e marmorari genovesi. La fontana è abbellita da statue: le quattro stagioni, una divinità fluviale (probabile spoglio romano da Turris, odierna Porto Torres) rivolta verso la città, un San Gavino a cavallo collocato alla sommità di due archi incrociati e da torri (simbolo civico) poste come acroteri negli angoli.

 All'angolo della rampa che porta alla fontana è la chiesa della Trinità, sede dalla metà dell'Ottocento della confraternita di Santa Croce: eretta nel quarto decennio del Seicento, anticamente era annesso ad essa il piccolo convento dell'ordine Trinitario. La chiesa conserva interessanti arredi secenteschi e di epoche successive.

Il Ponte Rosello fu nei primi anni Trenta del Novecento ed inaugurato il 13 ottobre 1934: in origine fu battezzato Ponte Littorio ed è un'opera d'ingegneria importante, contando che le tre ampie arcate furono edificate a sezione con poderose armature in cemento autoportanti senza centine.